ITAPI - LABORATORIO ITALIA
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    Direttore Scientifico: Prof Felice Perussia - Direttore Generale dei Servizi Psicologici: Dr Renata Viano PhD
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    LABORATORIO ITALIA
    PsicoTecnica & ITAPI
     
     
     
     
     
     
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    Personality Psychology Workshop (Università di Torino)
     
     
     
     Felice PERUSSIA
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    Itapi-VALORI
    Manuale psicometrico
     
     
    E' stato pubblicato il Manuale ufficiale dell'Inventario Italiano dei Valori (Italia Values Inventory).
     
     Felice PERUSSIA
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    Manuale psicometrico
     
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    This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Italy License.

    ITAPI ® Programme is an international scientific network for research and (freeware) research tools in personality and social psychology.

    In particular, the Italia Personality Inventory "ITAPI-G" is currently available in the following languages:

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    Manuale ufficiale dell'Inventario Italiano di Personalità (Italia Personality Inventory) forma G (Generale).
     
     
     
    Il caso delle elezioni politiche italiane 2006: un esempio di ricerca con ITAPI-G e Itapi-VALORI .
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    La gran parte dei materiali messi in condivisione su itapi.psicotecnica.com rappresenta una sintesi e in parte uno sviluppo (specie con riferimento a risorse reperibili in internet) di quanto viene prodotto nell'ambito del Programma ITAPI.
    La nostra procedura di ricerca tipica è:
    A) lavoro di esame della letterattura e soprattutto di indagine in laboratorio e/o sul campo;
    B) redazione di un Rapporto Tecnico che presenta in termini molto approfonditi quel passaggio;
    C) redazione di un testo, a più ampia diffusione, che sintetizza un'intera fase della ricerca, anche a partire dai Rapporti Tecnici; come nel caso del Manuale di ITAPI-G;
    D) progressiva e trasparente messa a disposizione della collettività di scienziati, professionisti, studenti e utenti, in licenza freeware e opensource, della gran parte (e comunque di tutto quanto è essenziale) del materiale già pubblicato (tramite itapi.psicotecnica.com).
     
    E' facile rendersi conto di come tutto questo lavoro possa essere lungo, complesso e in continua evoluzione.
    Cerchiamo di aggiornare le varie parti del sito, per quel che ci riesce, almeno mensilmente (un po' come una rivista).
    Ma c'è molto (di già realizzato) che stiamo ancora aggiungendo.
    Tornate a trovarci e ne troverete sempre di più.
    Grazie.
     

    Benvenuti in Laboratorio Italia: Divisione per la ricerca psicosociale applicata alla comunicazione, ai comportamenti di consumo, al marketing di PsicoTecnica e Itapi.
     
     
    Direttore Scientifico:
    Prof. Felice Perussia
    (Università degli Studi di Torino)
    Guida 4
    Ricerca Quantitativa
    INDICE DELLA PAGINA
     
    4.1 Intervista
    4.2 Questionario
    4.3 Domande
    4.4 Scale e differenziali
    4.5 Altre tecniche
    4.6 Campionamento
    4.7 Lavoro sul campo
    4.8 Controllo
    4.9 Computer
    4.10 Intervistatore
    4.11 Intervistato

    Creative Commons License
    This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Italy License.
     
    4.1 Intervista
     
    Quando il colloquio è molto direttivo, nel senso che vi sono domande rigide e precise, mentre il rapporto tra intervistatore e intervistato viene precostituito in termini quanto più possibile standardizzati, indipendentemente dalle singole circostanze, allora si parla generalmente di "intervista" vera e propria.
     
    L'intervista è un contatto verbale diretto con un "informatore" (intervistato), attuato da parte di un intervistatore, con il fine esclusivo di raccogliere dei dati. Il rapporto che si instaura fra l'intervistatore e l'intervistato presenta scarso interesse intrinseco, come invece avviene nel colloquio libero, in quanto ha solo la funzione di creare una atmosfera di fiducia e quindi di sincerità.
     
    L'intervista strutturata è utilizzata a volte successivamente alla ricerca pilota, attuata mediante colloqui clinici, oppure quando il tema da indagare è già discretamente noto al ricercatore, grazie alla ricerca a tavolino o ad altre indagini effettuate in precedenza.
     
    L'elemento che maggiormente contribuisce alla standardizzazione dell'intervista è rappresentato dal questionario. Si parla infatti anche di indagine "con il questionario". Questo tipo di rilevazione viene detta talvolta "estensiva" o "quantitativa", in quanto la si utilizza in rilevazioni su campioni relativamente ampi, e dà luogo a una quantificazione delle risposte sotto forma di numeri e percentuali.
     
    4.2 Questionario
     
    Il questionario è un elenco dettagliato di stimoli (fondamentalmente: domande), relativi a determinati argomenti, da porre a ciascun soggetto intervistato secondo una formulazione e una sequenza predeterminate.
    Il questionario può essere compilato direttamente dall'intervistato o, più frequentemente, gli viene somministrato da un intervistatore, che lo legge (esattamente, parola per parola) a voce alta in sua presenza, provvedendo in prima persona alla registrazione materiale delle risposte. Il questionario ha generalmente un supporto cartaceo, e viene compilato segnandovi sopra le risposte con una penna (non con una matita).
     
    Oggi si sono diffusi anche dei questionari in forma elettronica. Questi vengono somministrati telefonicamente (da una centrale dotata di elaboratori elettronici) oppure anche in forma diretta (da intervistatori che dispongono di un computer portatile). Talvolta la rilevazione avviene per autocompilazione, utilizzando moduli elettronici su internet. La modalità dell'intervista tuttavia non cambia in modo sostanziale con i diversi strumenti di registrazione.
     
    Il numero delle domande da porre può andare dalle poche unità alle varie centinaia. E' bene comunque evitare che l'elenco sia di dimensioni eccessive (al di là dei 100/200 stimoli) per non perdere l'attenzione, e quindi l'affidabilità, dell'intervistato. Si ritiene in genere che il numero di domande accettabili sia direttamente proporzionale al livello intellettuale e di istruzione dell'intervistato. Quando è veramente necessario raccogliere una grande quantità di informazioni, è possibile anche spezzare l'elenco in più parti, effettuando in giorni successivi una intervista per ogni spezzone, e ricostituendo a posteriori la completezza del questionario per la codifica.
     
    Anche per la redazione del questionario ha molta importanza una lucida impostazione preliminare del problema. E' tanto più facile costruire domande belle ed efficaci quanto più si ha chiaro in testa che cosa si vuole sapere.
     
    Le domande vengono messe in sequenza utilizzando solo numeri ordinali successivi ("1., 2., 3." ecc.) ed evitando denominazioni fuorvianti (del tipo "4a, 4b" o peggio "4a1bis"). Il questionario, quando è su carta, viene di solito costruito in modo tale che contenga la precodifica che servirà poi per la elaborazione statistica. Ciò significa che, accanto a ciascuna domanda, viene riportato il codice (numeri e colonne) che traduce le risposte esattamente nei numeri che verranno poi versati nel calcolatore. In tal modo il questionario funziona anche da scheda per il computer.
     
    La prima versione del questionario viene sottoposta a un pre-test presso un piccolo gruppo di soggetti (indicativamente nell'ordine dei 10/20), in modo da perfezionarne la struttura sulla base di questa prima esperienza, di cui gli intervistatori riferiscono al direttore della ricerca. E' comunque buona norma che il redattore del questionario abbia in primo luogo la semplice accortezza di porre a se stesso le domande che scrive, per vedere se davvero è in grado di rispondere senza difficoltà e senza ambiguità.
     
    4.3 Domande
     
    La redazione dell'elenco di stimoli per la ricerca è operazione molto delicata, e più complessa di quanto possa sembrare a prima vista. Deve quindi venire effettuata da uno specialista. La qualità dell'indagine dipende in primo luogo dalla qualità dello strumento di rilevazione. E il questionario è la colonna portante nella costruzione dei nostri dati (nonchè delle successive strategie).
     
    Ci sono domande a risposte aperte ("domande aperte"), nel senso che l'intervistato è del tutto libero di parlare, per cui l'intervistatore riporta per esteso sul questionario tutto ciò che dice. Ci sono invece domande a risposte chiuse ("domande chiuse"), dove le risposte possibili vengono stabilite a priori (in un elenco riportato, nel questionario, subito sotto la domanda) e l'intervistatore si limita a registrare con un segno la risposta prescelta dal soggetto.
     
    Le domande aperte sono usate specialmente per esplorare la situazione, più che per quantificarla. Sono apprezzate in quanto si pensa di poter raccogliere così risposte più approfondite. Questa pretesa è un po' ingenua, specie alla luce della frequente propensione, da parte degli intervistati a fornire risposte stereotipate quanto poco illuminanti (Domanda: "perchè le piace X?"; Risposta: "Perchè è buono"). Il loro grande limite sta nel fatto che si possono quantificare solo a posteriori, con difficoltà e con limitata precisione. In un questionario ben costruito, che è stato preceduto da una indagine pilota in grado di identificare con chiarezza i pensieri più diffusi nel pubblico, ce ne dovrebbero essere pochissime (o meglio ancora nessuna).
     
    Le domande chiuse si usano soprattutto per raccogliere testimonianze su fatti circoscritti e concreti, per esprimere valutazioni sulla base di scale, per fungere da domanda "filtro" (in base alle quali porre o meno una serie di altre domande speciali), per raccogliere dati di classificazione (anagrafici). Sono spesso precise, rapide, versatili ed economiche. Permettono di sviluppare una efficace elaborazione statistica. Hanno però il difetto di essere rigide e circoscritte. Raramente sono in grado di registrare fino in fondo ciò che la gente ha in testa. Tendono a semplificare comportamenti e atteggiamenti.
     
    Le domande possono essere impostate in molti modi. Il livello di strutturazione è variabile (con una scelta più o meno ampia di risposte precodificate) e può comprendere o meno una voce "altre risposte" (da specificare). Possono essere dicotomiche (sì/no) o multiple (con molte possibilità di risposta). Possono essere dirette o anche indirette ("C'è chi dice che ... Lei è d'accordo?"). E' comunque necessario che, tra le risposte previste, sia sempre contemplato il caso del "non so" e della "non risposta".
     
    La formulazione delle domande (phrasing) segue alcuni principi fondamentali, apparentemente semplici ma che nella pratica vengono disattesi con una certa frequenza, spesso senza accorgersene. Il processo cognitivo domanda-risposta presuppone essenzialmente che l'intervistato sia messo nelle condizioni di poter percepire lo stimolo (sentirlo bene e per intero), di comprenderlo (tutto, senza aggiungere nè perdere nulla), di sentirsi spinto senza tensioni a una riposta sincera, di essere in grado di rispondere.
     
    Le frasi devono essere assolutamente semplici e comprensibili. Occorre che siano brevi, precise e prive di ambiguità, in modo tale che si verifichi la massima coincidenza tra ciò che noi vogliamo chiedere e ciò che il soggetto ritiene di aver capito. Ogni stimolo deve contenere una e una sola domanda, senza contorsioni e senza che venga in qualche modo suggerita implicitamente la risposta.
     
    Vanno evitate le frasi prolisse e noiose. I temi devono anzi venire affrontati nel modo più stimolante e interessante possibile. Si devono porre solo domande rilevanti, che cioè servono effettivamente a qualcosa. Bisogna cercare in tutti i modi di non farsi prendere la mano (specie dal committente, ma anche da tendenze maniacali del ricercatore) dalla spontanea propensione a infarcire il questionario di domande i cui risultati, in sede di redazione finale, verranno ignorati.
     
    Nella pratica, quando si è in dubbio se la domanda possa risultare utile oppure no, spesso la si tiene comunque. Meglio sarebbe studiarla con attenzione e (pur badando, come si suol dire, a non gettare il pupo con l'acqua sporca) essere disposti a eliminarla. Con un numero minore di domande, ma costruite meglio, i soggetti risponderanno più efficacemente e avremo dati più precisi.
     
    Quello che vale per le domande vale anche per le loro unità costitutive: le parole. Queste devono essere il più possibile semplici, chiare, comprensibili, usuali, prive di doppi sensi. Occorre servirsi di espressioni che siano vicine a quelle effettivamente utilizzate dagli intervistati nella vita quotidiana.
     
    Il susseguirsi degli stimoli, all'interno del questionario, deve rispettare una certa logica. Non ci sono regole precise in questo senso, così come avviene per qualsiasi aspetto della ricerca (che richiede di inventare ogni volta modelli originali), ma anche qui si seguono nella pratica alcuni criteri che possono risultare utili in linea di principio.
     
    Si procede "a imbuto": dagli argomenti più generali ai dettagli più specifici. Si apre l'intervista con domande molto ampie e facili, di riscaldamento. Si chiede una definizione dei comportamenti reali ("ha mai utilizzato ...?") prima di affrontare degli atteggiamenti ("le piace ...?"). Si affrontano insieme, per blocchi, le domande riguardanti uno stesso argomento. Le domande che si presentano come più difficili (in quanto, ad esempio, si riferiscono a questioni delicate o riservate) vanno collocate verso la fine dell'intervista, quando fra intervistatore e intervistato si è ormai instaurata una certa familiarità. Anche le domande in cui si chiedono delle valutazioni per mezzo di scale, essendo più complesse per il soggetto, vengono collocate verso la fine.
     
    Tutti i questionari contengono delle domande (chiuse) di classificazione (anagrafica) dell'intervistato. Queste di solito concernono, quanto meno: sesso, età, livello di istruzione, luogo di residenza, professione. E' frequente anche che si chiedano notizie su: composizione della famiglia e possesso di particolari beni.
     
    Non è facile rilevare il livello del reddito. Ciò dipende dalla difficoltà a definirlo (ci si basa sulle entrate annuali o si comprende anche il patrimonio? ci si riferisce al singolo, alla famiglia convivente o alla famiglia allargata?) nonchè dalla diffidenza e dal pudore a dichiararlo nonchè dalla effettiva ignoranza. Alcuni rimediano (malamente) chiedendo all'intervistatore di fornire una valutazione in base alla sua esperienza. Altri costruiscono dei "redditometri" che utilizzano vari indicatori, magari derivati da complesse formule che tengono conto di: rapporto tra conviventi e grandezza della casa, automezzi e oggetti di lusso posseduti, posizione professionale ecc. In pratica: bisogna rassegnarsi, per ora, ad avere in proposito elementi solo indicativi.
     
    Tutto il questionario, per quanto riguarda le sue parole e la sua complessità, va tarato sul livello più basso del campione (il suo minimo denominatore comune), e non sul livello più alto (gli studi universitari del ricercatore). A questo proposito è utile tenere presente che una buona metà della popolazione italiana ha un istruzione che non supera (e spesso non raggiunge) lo stretto obbligo di legge. Può essere utile, in fase di redazione, immaginarsi che il questionario venga somministrato a qualche persona di nostra reale conoscenza, scelta tra le anime più semplici (tipo: la zia sorda di campagna), per poi togliere tutti quegli elementi che possano creare a tale soggetto ideale difficoltà e incomprensioni.
     
    Per riferirsi al soggetto medio della tipica ricerca media (concetti peraltro del tutto teorici) si parla, in gergo, della "signora Maria" (e del "signor Mario"). Ecco: il nostro questionario deve contenere domande che la signora Maria, così come suo marito, possano capire in pieno, reagendo con risposte chiare, immediate, vere.
     
    4.4 Scale e differenziali
     
    La fantasia dei ricercatori, assistita dall'immaginazione sperimentale e dalla prova dei fatti, ha prodotto tutta una serie di stimoli particolari che sono ormai entrati a far parte dell'uso quotidiano. Tra i più utilizzati si ricordano le "scale" (di atteggiamento e di valutazione).
     
    Queste consistono di uno o più stimoli, riguardo ai quali viene chiesto al soggetto di esprimere un parere. Tale valutazione avviene utilizzando una specie di metro concettuale (numerico) fornito dal ricercatore. La scala più tipica è quella detta "di Likert", dal nome di chi ne ha meglio formalizzato il metodo. Questa consiste di una serie di frasi (ad esempio: "Sono soddisfatto/a della mia vita", oppure "Il burro fa ingrassare") riguardo alle quali viene chiesto di esprimere il proprio livello di accordo, ovvero di dichiarare se si ritiene che il loro contenuto sia più o meno vero o falso.
     
    Al soggetto si chiede di definire il proprio atteggiamento scegliendo tra una serie di possibili risposte in scala. Abitualmente si utilizzano delle scale a 4 posizioni, numero che sembra permettere meglio una certa capacità a discriminare tra atteggiamenti diversi pur senza creare confusione nel soggetto. Tipicamente, i livelli di accordo che l'intervistato può esprimere sono: "per nulla", "poco", "abbastanza", "molto". Con fini di valutazione statistica, alle posizioni viene dato un valore (da 1 a 4). In genere le scale sono pari, senza posizione intermedia, per forzare il soggetto a operare comunque una scelta di campo (oltre che per poter sviluppare elaborazioni statistiche su variabili dummy; cioè: sì/no). Alcuni, tuttavia, le preferiscono dispari (con 3, 5 o 7 voci).
     
    Il "differenziale" è una scala con due poli, che definiscono due concetti opposti fra loro. Invece di esprimere la misura del proprio accordo, il soggetto indica quanto uno stimolo da valutare si trova vicino a un polo e lontano dall'altro. I due poli possono riferirsi a qualità svariate, sia di tipo più astratto ("caldo/freddo", "amico/nemico") sia di ordine più materiale e concreto ("dolce/salato", "costoso/economico"). Questo tipo di scala viene detto anche "differenziale semantico", in quanto rappresenta uno sviluppo delle ricerche di Osgood, che è il più noto studioso di tale metodo.
     
    Sia le scale che i differenziali sono costituiti da una serie di voci (item), mettendo assieme le quali si può ricavare un profilo degli atteggiamenti. La valutazione dei dati così ottenuti si basa spesso sulla comparazione delle diverse risposte fornite da campioni di soggetti diversi a uno stesso stimolo (ad esempio: le donne da una parte e gli uomini dall'altra, rispetto a delle scale di atteggiamento) oppure degli stessi soggetti a stimoli diversi (ad esempio: il profilo differenziale di diverse marche di soft drink espresso da un medesimo gruppo di giovani).
     
    La costruzione delle scale e dei differenziali (scaling) pone delicati problemi relativi alla loro affidabilità e attendibilità nonchè riguardo al tipo di elaborazione statistica applicabile. Si tratta peraltro di questioni tipiche di tutta la ricerca nel campo delle scienze umane.
     
    In particolare: bisogna tenere presente che esistono scale nominali (ad esempio: bianco, verde, rosso), ordinali (ad esempio: piccolo, medio, grande), a intervallo (ad esempio: i gradi centigradi), di rapporti (dotate di un punto di partenza assoluto, come il sistema metrico decimale).
    Sarà utile sapere che, anche se alcuni addetti ai lavori ritengono che le scale utilizzate più spesso nella ricerca sociale e di marketing siano solo nominali o al massimo ordinali, queste vengono solitamente trattate dagli operatori del settore, statisticamente parlando, almeno come se fossero a intervallo. Ciò getta delle ombre su tutto il sistema ma, per i nostri scopi, ci limitiamo a sottolineare il fatto, senza approfondire il pur stimolante (nonchè, spesso, esagerato) problema scientifico.
     
    Nella costruzione di scale e differenziali occorre porre grande attenzione al livello di validità, cioè al fatto che queste misurino effettivamente ciò che si vuole misurare; nonchè al livello di attendibilità, cioè alla loro capacità di essere effettivamente uno strumento stabile, sensibile e preciso di misurazione. E' inoltre necessario tarare le scale, in modo tale da calibrarle e graduarle con precisione.
     
    Poichè le scale utilizzate nella ricerca di mercato vengono solitamente costruite volta per volta, in base alle caratteristiche specifiche del problema in esame, la taratura è in genere un po' approssimativa. Essa si basa dunque sull'esperienza e sulla logica interna della serie di stimoli, più che su metodi sistematici (che dovrebbero essere quelli utilizzati per la taratura dei veri e propri test mentali, cui le scale si imparentano strettamente). Questo limite risulta praticamente inevitabile, salvo che nel caso di ricerche longitudinali di grandi dimensioni, e occorre tenerne conto in fase di analisi dei dati, specie con riferimento al livello di affidabilità delle conclusioni.
     
    4.5 Altre tecniche
     
    Oltre alle domande classiche, e alle scale (che esistono anche in altre forme, oltre a quelle principali citate più sopra), vengono utilizzati anche altri sistemi, di cui varrà la pena di fornire qualche esempio, pur senza la pretesa di esaurirne la vasta casistica.
     
    Si impiegano a volte degli stimoli solo parzialmente strutturati, e si chiede al soggetto di completarli. Può trattarsi di situazioni proiettive, esemplificate da una vignetta (ad esempio, per una ricerca sulle ferrovie, un disegno che rappresenta una persona accanto a una locomotiva) sulla base della quale si chiede di costruire una breve storia. Si impiegano spesso anche delle frasi incomplete, che il soggetto dovrà terminare (ad esempio: "Quando vado in stazione, ho sempre paura che ...", oppure "In treno mi sento come ...").
     
    Un metodo può essere quello derivato dalla teoria dei "costrutti personali" (di Kelly), che consiste nel fornire una serie di stimoli (ad esempio: un elenco di marchi commerciali), chiedendo poi di raggrupparli in gruppi simili, e approfondendo le caratteristiche che, agli occhi dell'intervistato, accomunano i membri di ciascun gruppo, ovvero che differenziano ciascun gruppo da tutti gli altri. Un altro metodo è quello del Campo Semiotico, in cui si chiede di scrivere, o dire, tutte le parole che vengono in mente al soggetto, entro un tempo dato, in seguito alla presentazione di uno stimolo (ad esempio: un marchio).
     
    Per alcune domande ci si basa su "cartellini". Si utilizzano cioè dei fogli che contengono un testo da sottoporre agli intervistati. Il contenuto del testo può servire a focalizzre l'oggetto della ricerca (ad esempio: la descrizione di un servizio, della lunghezza di qualche riga) per chiederne nel dettaglio una valutazione, oppure è utilizzata per facilitare il compito del soggetto (si tratta allora di un elenco di risposte possibili tra le quali l'intervistato deve scegliere, avendole davanti agli occhi).
     
    In certi casi, si può chiedere ai soggetti di eseguire un compito che ha attinenza con il problema in esame. Un esempio tipico è la organizzazione di un "mercatino", che consiste nel fornire un buono d'acquisto che offre all'intervistato la possibilità di ricevere dei prodotti (se possibile, materialmente presenti nella sede della rilevazione) scelti tra una serie. Si chiede poi di descrivere e spiegare le motivazioni che, sul momento, hanno determinato la scelta. Scopo di queste prove è di avvicinarsi alla situazione concreta della vita reale, mettendo alla prova dei fatti (in un contesto simile a quello del vero atto di acquisto) il peso delle rappresentazioni psicologiche.
     
    4.6 Campionamento
     
    Un aspetto molto delicato, nella raccolta dei dati, concerne il "campionamento", e cioè la scelta degli individui da intervistare.
    Nella ricerca sociale e di mercato capita ben di rado che si avvicini la totalità delle persone coinvolte nel problema in esame (ad esempio: tutti gli italiani adulti, oppure tutti i consumatori di un determinato prodotto). Quando ciò avviene, quando cioè si intervista la "popolazione" o "universo" dei soggetti, si parla di censimento.
     
    Il caso più tipico è il vero e proprio censimento della popolazione, su cui si basano molti dati Istat, che consiste nel porre alcune domande a tutti (proprio tutti, o quasi) i cittadini. Un altro caso è quello in cui l'universo in esame è di dimensioni molto ridotte (ad esempio: i concessionari di un marchio d'élite), e si avvicina come consistenza alle dimensioni di un medio campione.
     
    Di solito non c'è convenienza, in termini economici e di tempo (ma anche dal punto di vista della qualità scientifica), a intervistare tutta la popolazione. Spesso è impossibile riuscirci. La pratica, e la sperimentazione, hanno del resto messo in evidenza come sia possibile ottenere dati validi anche avvicinando solo una parte ristretta dell'universo. Tale porzione di soggetti rappresenta appunto il campione.
     
    La caratteristica fondamentale che un campione deve possedere è quella di essere rappresentativo. In termini statistici ciò significa che tutti i soggetti dell'universo debbono avere la medesima probabilità di fare parte del nostro campione. In termini pratici ciò significa che la distribuzione dei soggetti all'interno del gruppo di intervistati deve essere quanto più possibile uguale (in termini di variabili che la definiscono, quali: età, sesso, istruzione, area di residenza ecc.) alla distribuzione dei soggetti nell'universo.
     
    Per costruire il campione si parte dalla popolazione, e quindi in genere da un censimento, altrimenti da statistiche attendibili oppure da ipotesi costruite a tavolino. I soggetti per la ricerca vengono quindi ricavati con vari metodi.
     
    Il metodo del campionamento casuale semplice consiste nell'estrarre dalla lista di tutti i membri della popolazione un numero predeterminato di persone (come in una lotteria, utilizzando di solito dei numeri casuali). Si presume infatti che, se la numerosità del campione è sufficientemente elevata, la distribuzione casuale dei soggetti sarà più o meno la stessa di quella dell'universo.
     
    In pratica ci si serve, di solito, delle liste elettorali (che dovrebbero comprendere tutti gli adulti italiani), o anche dell'elenco del telefono (i cui possessori non corrispondono tuttavia a un campione perfettamente rappresentativo della popolazione, specie dopo la diffusione dei cellulari). Entrambe queste fonti sono a disposizione del pubblico.
    Il metodo del campionamento stratificato consiste nel suddividere preventivamente la popolazione in sub-universi, ed estrarre quindi casualmente da ciascun sub-universo una parte proporzionale del campione.
     
    Il campionamento casuale viene utilizzato (in pratica) soprattutto per sondaggi di dimensioni cospicue, almeno dai 1000 soggetti in su, relativi alla popolazione in generale. Quando il campione è di dimensioni minori, o l'universo di riferimento non è così "semplice" come la popolazione italiana adulta, si utilizza più spesso il campionemanto per quote.
    Questo consiste in una suddivisione della popolazione in una serie di sub-universi definiti nel dettaglio sulla base delle variabili che si ritengono significative per gli scopi della specifica ricerca. Il procedimento è, in questa fase, analogo a quello del campionamento casuale stratificato.
     
    Le variabili vengono solitamente scelte, anche qui, fra: sesso, età, livello di istruzione, area geografica, professione, livello di reddito, eventuali caratteristiche particolari (ad esempio: utilizzatore, attuale o potenziale, di un servizio). L'universo in esame viene dunque scomposto in tante "celle" quanti sono gli incroci tra le diverse variabili (una cella può essere, ad esempio: uomini, tra i 35 e i 45 anni, laureati, residenti al sud, con attività impiegatizia, di reddito medio-alto, che possiedono uno scooter, ecc). Si determina quindi, sulla base del censimento, la percentuale di soggetti che fanno parte di ciascuna cella. Si struttura infine il campione in modo che la percentuale di ciascun tipo di soggetto sia la stessa che nella popolazione di riferimento. Il numero di soggetti appartenenti a ciascuna categoria è appunto la "quota" di soggetti da intervistare.
     
    A questo punto, invece che estrarre casualmente gli intervistati da un qualche elenco completo, si assegna a ciascun intervistatore un numero di soggetti (quota) con le specifiche caratteristiche. Questi provvederà a contattare le persone che presentano le particolari qualità richieste, e nel numero prescritto.
     
    Quando si vuole giungere ad analisi molto di dettaglio, su di un solo sub-universo (ad esempio: la ricerca è sulle donne, ma interessano in particolare quelle sposate, con 2 o 3 figli), si può scegliere di utilizzare un campione non proporzionale. La cella relativa al particolare sub-universo conterrà dunque un numero di soggetti maggiore di quanti glie ne toccherebbero in una suddivisione rigidamente stratificata (tale procedura viene detta sovra-campionamento). Per avere dei dati riferibili all'universo, si tareranno dunque le risposte fornite dal sub-campione attribuendo loro, nella determinazione del risultato finale, un peso ridotto e proporzionale a quello che il sub-campione avrebbe in una suddivisione proporzionale all'universo.
     
    Un altro caso particolare di campionamento è quello del campione "di convenienza" (convenience sampling). Questo consiste di un gruppo di soggetti che vengono intervistati essenzialemnte per via della momentanea facilità ad avvicinarli, e non per ragioni connesse alla teoria scientifica del campione. Un tipico campione di convenienza è rappresentato dalle persone che capitano a tiro (segretarie, impiegati, mogli, mariti ecc., ) da cui, molto spesso, vengono raccolte le prime impressioni sul tema da studiare. Questo genere di campionamento, da usarsi con la massima cautela e con le minime pretese di affidabilità (e, meglio ancora, da evitare), viene però impiegato (di fatto) con una frequenza maggiore di quello che si crederebbe.
     
    Il numero complessivo dei soggetti da contattare viene stabilito sulla base delle esigenze di affidabilità generale (specie con riferimento alla rappresentatività e al livello di precisione) che sottostanno a qualsiasi ricerca, alla luce dei limiti (economici e temporali) che caratterizzano le risorse a disposizione, e tenendo conto del livello di segmentazione per sub-campioni a cui si vuole sviluppare l'analisi. Nella pratica (italiana) si oscilla da un minimo di 200/400 casi a un massimo di 5.000/6.000, con rare punte superiori (che però possono arrivare anche a 30.000). Per una indagine quantitativa pilota si sta sui livelli minimi. Per un vero e proprio sondaggio nazionale ci si rivolge in genere a non meno di 1.000/2.000 soggetti.
     
    Occorre sottolineare che la necessità della massima precisione nella costruzione del campione viene talvolta sottovalutata. Se ne parla molto ma capita che, per varie ragioni, si finisca (di fatto) con l'agire con qualche approssimazione. Benchè la perfezione non sia di questo mondo, compiere ogni sforzo perchè il campione intervistato corrisponda esattamente a quanto stabilito in partenza non rappresenta una inutile pedanteria bensì un impegno di qualità e di credibilità.
     
    A rigor di termini, i nostri dati valgono esclusivamente per il campione che abbiamo avvicinato. Se il campione è buono (e il questionario è efficiente) allora la ricerca è buona. Bisogna tenere conto del fatto che, in sede di conclusioni finali, i dati vengono "esplosi" all'universo in esame, e trattati (pur con tutte le cautele) come se rappresentassero milioni di individui. Se si pensa che, nel caso ad esempio di un campione di italiani adulti, ogni punto percentuale corrisponde a circa 400.000 persone, è facile capire come errori anche limitati nel campione possono riflettersi drammaticamente sui risultati.
     
    Esiste sempre qualche discrepanza tra il campione teorico e quello reale. Ciò dipende sia dai limiti pratici che vincolano inevitabilmente l'esecuzione della ricerca sia dalla presenza dell'errore sistematico di campionamento. Nessun sistema (casuale o per quota) è infatti assolutamente sicuro. Nel caso di ricerche quantitative, con pretesa di rappresentatività analitica, è bene che tale errore potenziale (che si calcola con appositi strumenti statistici) venga evidenziato.
     
    4.7 Lavoro sul campo
     
    Una volta costruito il questionario, eseguita l'indagine preliminare per testarlo, e stabilite le caratteristiche del campione cui somministrarlo, si passa alla vera e propria raccolta dei dati.
     
    La ricerca comincia riunendo un numero di intervistatori adeguato alla quantità di interviste da effettuare ed al tempo a disposizione (poco tempo = molti intervistatori). Per motivi di affidabilità della rilevazione non si impiegano mai meno di 2 intervistatori (o, meglio: almeno 3), e si evita nel contempo di radunarne un numero tale da perdere il controllo della situazione. Può capitare peraltro, con grandi sondaggi nazionali, di impiegarne anche più di 300 contemporaneamente. Quando gli intervistatori sono molti, si tengono diverse riunioni, ovvero si riuniscono solo gli intervistatori capi-gruppo (senior), che svolgono la funzione di coordinatori per un singolo punto di campionamento dove poi opereranno, sotto la loro supervisione, altri intervistatori (junior).
    Nella riunione preliminare (briefing) il direttore di ricerca fornisce in dettaglio le istruzioni relative alle modalità di esecuzione dell'indagine. In questa sede vengono assegnate le interviste (quote, o indicazioni per il campionamento casuale). Il questionario viene letto per esteso, e spesso si simula, assieme ai convenuti, una somministrazione del questionario (role playing).
     
    In particolare: nel campionamento casuale capita vi siano soggetti che, nonostante tutte le insistenze, si rifiutano di rispondere. La regola generale è che si debbano contattare tutti i soggetti prescritti, e che ciascun intervistato debba rispondere a tutte le domande (salvo quelle circoscritte a solo alcuni particolari sub-campioni), ma ciascun soggetto è anche (ovviamente) libero di non esprimersi se non lo ritiene opportuno. C'è poi chi si rifiuta di rispondere ad una o due domande soltanto, producendo così un questionario ricco ma con delle lacune. Si cercherà dunque di sostituire i soggetti renitenti con altri più disponibili, ovvero si effettueranno alcune interviste in più dello stretto necessario (con funzione di serbatoio di riserva). E' bene comunque sapere che il rigore del campione è un fatto ideale (costruito a tavolino), e che la concreta realtà presenta sempre qualche discrepanza rispetto alle astrazioni perfezioniste dei teorici.
     
    Una volta somministrati tutti i questionari, gli intervistatori provvedono ad inviarli al direttore della ricerca. Solo in qualche caso viene chiesto agli intervistatori di partecipare ad una riunione finale, in cui discutere liberamente di quanto è accaduto durante la rilevazione.
     
    Per quanto riguarda le ricerche qualitative, la sequenza di fasi nel lavoro sul campo è più o meno la stessa che nelle quantitative. Vi hanno però maggiore rilievo le riunioni con gli psicologi. In particolare: quella conclusiva non manca mai, e viene condotta con grande approfondimento analitico (può durare anche tutta una giornata o due).
     
    4.8 Controllo
     
    Oltre all'errore del campione, nella ricerca sul campo intervengono anche le inevitabili sviste della rilevazione, che discendono necessariamente dai limiti umani del soggetto che raccoglie le informazioni. Vengono commessi errori materiali di trascrizione ed involontarie omissioni. Capita di distrarsi. Qualche volta (più semplicemente) l'intervistatore non è all'altezza, oppure il lavoro viene eseguito male. Eliminare totalmente questi difetti è impossibile. Si possono però mettere in atto degli accorgimenti per limitarne al massimo l'effetto.
     
    La fase di verifica della affidabilità delle interviste viene detta "controllo". Questo adempie una funzione analoga a quella del controllo di qualità in una qualsiasi processo di produzione. Consiste essenzialmente nell'accertare l'esatta corrispondenza tra le modalità di esecuzione delle interviste e le istruzioni fornite in fase di pianificazione dell'indagine. Per quanto il fatto possa apparire spiacevole, ed anche un po' deprimente, capita infatti che vi siano delle persone (in genere: tra gli operatori più occasionali) che si inventano, in tutto o in parte, le interviste.
     
    Si tratta allora, in primo luogo, di verificare che i colloqui siano stati realmente e correttamente eseguiti, ovvero che abbiano raccolto effettivamente i dati che dovevano raccogliere. Tale controllo viene attuato, in genere, estraendo casualmente qualche questionario per ciascun intervistatore e telefonando poi all'intervistato. Il contatto diretto serve a verificare che vi sia stato effettivamente un incontro ed a presentare nuovamente al soggetto qualche domanda scelta a caso qua e la nel questionario.
     
    Se vi è corrispondenza tra il controllo e il questionario, l'intervista è accettata, altrimenti la si scarta. Quando si trova un questionario inattendibile, si intensifica il controllo sul lavoro di quell'intervistatore che lo ha firmato, ed eventualmente, se i casi di infedeltà sono più di uno, si eliminano tutte le interviste prodotte da tale collaboratore evidentemente poco serio.
     
    La fase di controllo serve anche ad accertare eventuali casi di fraintendimento involontario, dove avviene che singole domande possono essere state sistematicamente male interpretate da una parte degli intervistati (o anche dagli intervistatori). Il controllo può venire effettuato, con minore efficacia, anche per posta. Nel caso delle ricerche qualitative il controllo viene invece semplificato dal fatto che i colloqui sono integralmente registrati, ed è quindi più o meno impossibile produrre delle contraffazioni.
     
    La via migliore per assicurare la buona qualità delle interviste è però soprattutto di carattere preventivo. Una modalità, blanda ma efficace, è anche solo quella (ormai abituale) di inserire, successivamente alle ultime domande del questionario, una dichiarazione, che l'intervistatore dovrà sottoscrivere, in cui si certifica di avere eseguito correttamente l'intervista.
     
    Alla base del lavoro di ricerca deve comunque esistere una reciproca fiducia, basata anche sull'esperienza passata. Occorre retribuire adeguatamente gli intervistatori, ed essere assolutemente corretti e puntuali nei loro confronti. Sia il committente che l'esecutore sanno infatti che, se il rapporto è reciprocamente soddisfacente, ciascuno dei due avrà tutto l'interesse a rispettare gli accordi.
     
    4.9 Computer
     
    Il mondo della ricerca (e, naturalmente, non solo quello) è stato recentemente attraversato dalla rivoluzione informatica. Le nuove tecnologie dell'informazione hanno permesso di sviluppare tecniche che erano inimmaginabili ancora pochi anni fa.
     
    Ciò vale, ad esempio, per i videoregistratori, che vengono utilizzati per registrare i colloqui (specie di gruppo), ma si riferisce soprattutto al caso dei computer. Questi sono entrati nella ricerca in diversi modi. Le loro potenzialità non sono però state ancora sfruttate appieno (l'informatica è un settore in cui ogni giorno compare qualche nuova soluzione).
     
    I computer si sono imposti, in primo luogo, nella elaborazione dei dati. Grazie a queste macchine oggi è possibile trattare una quantità enorme di dati, in un tempo brevissimo. La diffusione di analisi statistiche complesse come l'analisi dei fattori e l'analisi dei cluster è oggi possibile, nella misura massiccia che conosciamo, solo grazie a questa rivoluzione. Il disco rigido dell'elaboratore ha infatti completamente sostituito le vecchie schede meccanografiche come supporto per l'elaborazione dei dati.
     
    Grazie al computer, utilizzato come terminale collegato (via cavo telefonico) a sistemi anche molto lontani dal luogo dove ci si trova ad operare, è anche possibile entrare in contatto con delle banche dati. Ciò semplifica di molto il lavoro preliminare di ricerca a tavolino, in quanto è possibile accedere a vere e proprie miniere di elenchi bibliografici (indexes) e riassunti (abstracts), sparsi in tutto il mondo, senza muoversi dalla propria scrivania.
     
    Il computer viene spesso applicato anche alla raccolta diretta dei dati. Esistono, già lo abbiamo sottolineato, dei "questionari elettronici", che consistono di complessi programmi di archiviazione (data base), i quali permettono di digitare direttamente sulla tastiera del computer le risposte fornite dall'intervistato. Questo strumento può essere impiegato, mediante un elaboratore portatile, per condurre interviste sul campo. Il suo impiego più diffuso è comunque nelle indagini "in tempo reale", attuate utilizzando un call center (spesso stabilmente residente negli Istituti di Ricerca specilizzati nell'indagine quantitativa).
     
    Le ricerche in tempo reale (on line) sono quelle indagini in cui la raccolta dei dati, il loro immagazzinamento, e la loro elaborazione, sono contestuali. In sostanza: si basano sul fatto che diversi intervistatori immettono contemporanemanete le risposte fornite dai soggetti in un computer, il quale provvede automaticamente ad elaborare i dati mano a mano che arrivano. E' quindi possibile, costantemente, avere il quadro di ciò che avviene nel momento in cui avviene. Tra i casi più tipici di ricerca computerizzata (computer aided) ci sono le interviste telefoniche dette CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing).
     
    Vi sono poi sistemi di rilevazione che utilizzano il computer in modo automatico, senza la mediazione di un intervistatore. E' il caso (più o meno) della indagine Auditel per la definizione dell'ascolto televisivo, nonchè delle rilevazioni che utilizzano il codice a barre (scanner code) rilevato nei punti vendita ad alta integrazione informatica (i cossiddetti EPOS, o Electronic Point of Sale). Molte altre possibilità di questo tipo sono fornite dalla diffusione massiccia della registrazione elettronica (i contatti in internet, l'uso di card magnetiche o dotate di chip, ecc).
     
    La diffusione dell'informatica computerizzata rappresenta una notevole opportunità conoscitiva. Non bisogna tuttavia sottovalutarne i problemi, quali: il rischio per la privacy, l'invadenza, la difficoltà a gestire efficacemente (senza percercisi e senza sopravvalutarli) tutti questi dati.
     
    4.10 Intervistatore
     
    Prima di affrontare (nelle Guide successive) il tema dei modelli di indagine più utilizzati, e della elaborazione dei dati che se ne ricavano, è necessario chiarire alcune questioni che riguardano i due veri protagonisti della indagine, e cioè l'intervistato e l'intervistatore. La ricerca sociale e di mercato è infatti, essenzialmente o almeno molto spesso, la somma di una serie di atti interpersonali consistenti nell'incontro fra questi due personaggi. Una sintetica descrizione delle caratteristiche di tali due figure aiuterà dunque a completare meglio il quadro relativo alle modalità di raccolta dei dati.
     
    L'intervista, si è detto, è un processo dinamico, in cui giocano, da parte dell'intervistatore, le capacità di stimolare un rapporto sincero e favorevole. Deve sapere che cosa vuole ed evitare di indurre, anche solo involontariamente, le risposte.
     
    Non esiste un intervistatore ideale, poichè c'è una certa variabilità in base all'oggetto dell'intervista, anche se vi sono indizi (di ricerca) da cui si deduce che il tipo di intervistatore che suscita maggiore disponibilità e minori resistenze negli intervistati è più una donna che un uomo, più una persona adulta che non una giovanissima o anziana, più un soggetto istruito che uno di basso livello culturale. Nella pratica dei fatti questo è del resto il profilo più frequente tra gli intervistatori (che sono nella gran parte dei casi delle signore).
     
    L'intervistatore è un personaggio centrale specie quando diventa egli stesso strumento di rilevazione per le risposte, come avviene nelle ricerche qualitative. In questi casi: è bene che il conduttore dell'intervista sia uno psicologo, o comunque un esperto delle scienze umane e sociali. Anche se vi sono istituti che non utilizzano degli psicologi, ma degli intervistatori generici, la regola più seguita è quella di impiegare la collaborazione di persone con un'elevata preparazione relativa alla gestione dei rapporti interpersonali ed all'interpretazione analitica dei comportamenti. Nel caso dei colloqui di gruppo, poi, il possesso di una preparazione psicologica è una condizione essenziale per poter condurre a buon fine la riunione.
     
    Il tipico intervistatore, così come il tipico psicologo che opera nel campo delle interviste per il marketing, svolge questa attività a tempo parziale. Spesso lavora per più di un istituto contemporaneamente, viene di solito retribuito "a prestazione" (in proporzione al numero di interviste o di colloqui condotti).
     
    Benchè vi siano stati dei casi di intervistatori assunti stabilmente da una singola organizzazione, attualmente questi sono quasi esclusivamente dei professionisti che lavorano "a fattura". Negli istituti esiste altresì un avvicendamento relativamente rapido, per cui non capita spesso di incontrare intervistatori che abbiano diversi anni di esperienza alle spalle, specie tra quelli che hanno lavorato con un solo gruppo di ricerca.
     
    Le soddisfazioni che l'intervistatore ricava dalla sua attività riguardano (oltre, ovviamente, al riscontro economico) sia un interesse intrinseco per la ricerca e per il rapporto interpersonale, specie tra gli psicologi, sia una certa soddisfazione professionale. E' apprezzato soprattutto il fatto che questo tipo di lavoro, contrariamente ad altre attività presenti sul mercato, può essere svolto per brevi periodi di tempo, senza interferire con le attività preferite dal soggetto (seguire la famiglia, occuparsi di psicoterapia, ecc.), ricavandone un compenso non straordinario ma nemmeno insignificante.
     
    4.11 Intervistato
     
    Anche la posizione di intervistato presenta in qualche modo delle caratteristiche tipiche. Egli accetta l'intervista per cortesia nei confronti dell'intervistatore che glie lo chiede, perchè non ha il coraggio di opporsi alla sua insistenza, per un interesse intrinseco ad esprimere pareri ed a parlare di cose che lo riguardano almeno indirettamente. In linea di massima, anche considerando la relativa brevità di molte interviste e la cortese comunicativa di un intervistatore capace, l'esperienza dell'intervista risulta non di rado gratificante per il soggetto.
     
    Può avere qualche peso anche il fatto di ricevere un piccolo regalo per l'intervista, il quale viene con una certa frequenza fornito dall'intervistatore. Si tratta tuttavia di un incentivo che vale più come pretesto (per sentirsi gratificato, per avere la percezione di uno scambio di favori, ecc) che come una forma di (limitata) remunerazione.
     
    Prima che l'intervista abbia luogo, l'intervistato manifesta però spesso una serie di resistenze, che spingono nella direzione di una fuga dall'intervista stessa. Teme di non essere all'altezza e di fare brutta figura, si vergogna, non vuole perdere tempo, ha il vago sospetto di venire scoperto (di trovarsi ad esprimere pensieri di cui ha vagamente paura), non gli importa nulla dell'argomento o ne sa molto poco, ha altro da fare, ecc.
     
    Si ritiene in generale che l'intervistato dica la verità, o almeno ciò che gli sembra vero. Non si vede infatti perchè dovrebbe mentire. E la pratica insegna che non è affatto facile indurre un soggetto ad esprimere valutazioni che non abbia già spontaneamente intenzione di manifestare. Possono tuttavia esserci delle ragioni che lo inducono appunto a presentare una falsa immagine di sè, e di queste occorre avere consapevolezza nell'intervista.
     
    Alcuni soggetti colgono occasione dal colloquio per esprimere proprie fantasie personali, altri si lanciano in sfoghi e recriminazioni estemporanee. C'è chi compie grandi sforzi per cercare di rispondere proprio ciò che pensa possa far piacere all'intervistatore, oppure per manifestare comportamenti ed opinioni che ritiene socialmente desiderabili. Alcuni forniscono comunque una risposta, anche se non hanno nessuna conoscenza del tema in discussione, mentre altri rispondono con voluta genericità a domande ritenute troppo invadenti.
     
    Come tutte le situazioni umane, il rapporto fra intervistatore ed intervistato è ambivalente. Si tratta infatti di un legame strumentale che però viene attuato anche per simpatia umana. E' un rapporto di familiarità che nasce però da motivazioni sostanzialmente estrinseche rispetto alle ragioni che possono normalmente produrre una vera e propria interazione amicale. E' compito dell'intervistatore riconoscere questi limiti, e superarli, grazie alla sua esperienza e ad una impostazione della ricerca (specie per quanto riguarda le domande) che lo aiuti in questo senso.
     
     
     
     
     
     

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    L'autore delle Schede di PsicoTecnica-Itapi, sulla Ricerca sociale e di marketing, è Felice Perussia.
    Il testo della Guida è stato depositato secondo le leggi sulla stampa.
     
     
    La versione cartacea è disponibile, con il titolo "Introduzione alla Ricerca di Mercato", presso la casa editrice: CUEM: Via Festa del Perdono, 3 - 20122 Milano
    fax: 02-76015840 - e-mail: cuem@galactica.it - www.accu.mi.it
    I (limitati) diritti d'autore di tale edizione a stampa sono interamente devoluti alla Fondazione Telefono Azzurro.
     

    Editors of ITAPI Programme :

    Felice PERUSSIA (director)

    Andrea BOARINO

    Renata VIANO

     

     
     
     

     
    Vale sempre la pena di fare Ricerca con ITAPI
     
    La Divisione per la Ricerca PsicoSociale di ITAPI è fondamentalmente un modo con cui ci piace di partecipare alla comunità dei ricercatori e degli operatori, dando una mano a tutti (se possibile).
    La Divisione Ricerca Psico-Sociale applicata di ITAPI (ovvero il Laboratorio di PsicoTecnica) conduce da molti anni con successo molte ricerche (sia qualitative, sia quantiative, sia creative) sulle opinioni, la comunicazione, i comportamenti di consumo, gli stili di vita, il marketing.
     
     
    347 . 4657631 - 347 . 4753143
     
     
     
    Da quando la divisione Ricerca Sociale di ITAPI è apparsa sulla rete, riceviamo continuamente (da parte di molti professionisti, studiosi, studenti ecc) richieste di approfondimenti teorici, consigli di ricerca, delucidazioni e suggerimenti vari sul tema delle ricerche di marketing e d'opinione, sulla psicologia dei consumi, sulla comunicazione ecc.
    Tuttavia: per svariate ragioni (soprattutto perchè una risposta dettagliata richiede davvero molto tempo), pur con tutta la buona volontà, ci siamo resi conto che non riusciamo a fornire una risposta scritta in tempi utili per chi ci pone le domande. E ce ne dispiace. Nè ci sembra corretto scrivere a uno sì e a dieci altri invece no (in base a quale criterio?).
    Abbiamo quindi deciso, almeno per il momento, che risponderemo a voce. Se dunque avete domande da porre direttamente, sul tipo di quelle che possono essere esaudite in un colloquio di consulenza per una ricerca, fatelo pure.
    Potete dunque interpellarci per telefono (siamo abituati a rispondere). La cosa non dà luogo a nessun tipo di impegno (in particolare: è ovviamente, almeno secondo la nostra filosofia, un servizio gratuito alla collettività).
     
     
     
     

     
     
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